intervista a cura di Silvia Scapol
Per la nostra rubrica "La settimana azzurra" incontriamo oggi Francesco Bettella.
Francesco Bettella è uno degli atleti più rappresentativi della FINP, il suo impegno all’interno della Federazione non è solo come atleta ma anche come consigliere.
Ho cominciato a fare le prime gare all’interno della FINP quando ancora non era FINP. Avevo quindici anni e sono entrato in Nazionale nel 2009. Ho assistito alla crescita del movimento perché inizialmente eravamo meno di dieci atleti, oggi è un gruppo molto più ampio e molto più competitivo. Il percorso di crescita della nostra realtà è stato graduale ma costante e soprattutto importante.
Ho vinto la mia prima medaglia internazionali nel 2010 con il bronzo dei Mondiali. A oggi sono ancora qui a gareggiare: è un arco di tempo lungo per stare qui nell’alto livello. Fino a qui è stato un percorso bellissimo, sono cresciuto moltissimo come atleta e come persona. Sono riconoscente alla Federazione per quello che hanno fatto in questi anni.
Da due anni sono consigliere federale insieme alla mia compagna di squadra Monica Boggioni. Da cinque anni faccio parte anche del comitato organizzatore della tappa di World Series che si svolge a Lignano Sabbiadoro. Con il mio percorso sono riuscito a stare in acqua e anche dietro le quinte ed è una cosa che mi entusiasma molto. Mi rendo conto che, nonostante l’ambiente sia lo stesso, la diversità di ruolo ti permette di capire questo sport sotto molteplici punti di vista. Si tratta di una bellissima opportunità ma anche di una grande responsabilità. Sono felice di poter dire ce la tappa di Lignano è una delle più importanti nel circuito mondiale, è la seconda per numero di partecipanti. Possiamo essere orgogliosi di questo e anche per poter dare l’opportunità a tutto il movimento e a quegli atleti che non possono ambire ad arrivare all’altissimo livello di partecipare a una manifestazione internazionale di grande rilievo, confrontandosi con atleti stranieri tra i più forti.
Sono felice di far parte del consiglio federale perché riusciamo a portare il punto di vista dell’atleta. Per me e Monica, che viviamo il gruppo della Nazionale dall’interno, è importante portare alla luce tanti aspetti che possono sembrare banali per gli altri ma non lo sono per gli atleti.
Bisogna rilevare come nel tempo le prestazioni sono migliorate e parallelamente il livello dei tecnici si è elevato. Le due cose sono andate avanti di pari passo. Ad oggi possiamo andare orgogliosi di avere tecnici molto in gamba e preparati. La federazione coinvolge anche i tecnici personali dei vari atleti per poter fare gruppo insieme allo staff tecnico nazionale. È l’unico modo per crescere. C’è ancora tanto da fare ma la strada è quella giusta.
Penso che l’obiettivo finale debba essere la massima integrazione con la FIN, di fatto il nuoto è uno solo. Sarebbe bellissimo riuscire ad arrivare a essere un tutt’uno, ci sarebbe un’estensione nel territorio maggiore e si riuscirebbe a dare la possibilità a molti ragazzi disabili che frequentano i corsi FIN di affacciarsi a una realtà che dia loro le giuste opportunità.
Il messaggio sarebbe positivo da entrambe le parti: per gli atleti disabili e per gli atleti normodotati. Abbiamo entrambi da imparare gli uni dagli altri.
Vado spesso a parlare nelle scuole per raccontare la mia esperienza, dalle scuole primarie fino all’università. Il più delle volte la platea è costituita da ragazzi normodotati che praticano sport con quotidianità. Si danno per scontate molte cose che scontate non sono. Raccontare il mio percorso ai ragazzi mi fa capire che non è vero che sono disinteressati: i feedback che ricevo confermano l’opposto. I giovani sono sensibili a moltissime tematiche e il nostro messaggio trova terreno fertile tra loro. Il nostro movimento deve crescere ancora tanto, io stesso per primo ho nuotato nei corsi FIN prima di conoscere il movimento paralimpico. Ma erano tempi diversi: oggi le opportunità sono molte.
Pensando a Parigi 2024, sarebbe la mia quarta Paralimpiade. Sarebbe un obiettivo davvero importante: non tanto per le medaglie, quanto per esserci. Sarebbe una grande soddisfazione e una degna conclusione della mia carriera. Dopo Parigi la mia attività di atleta dovrà sicuramente essere ridimensionata.
Mi piacerebbe comunque rimanere all’interno di questo ambiente, all'interno della Federazione. Vorrei riuscire a dare il mio contributo ancora.
clicca QUI per tutte le interviste della SETTIMANA AZZURRA