intervista a cura di Silvia Scapol
Per la nostra rubrica "La settimana azzurra" incontriamo oggi Francesco Bocciardo.
Francesco Bocciardo, nasce a Genova il 18 marzo 1994.
Nel primo anno e mezzo di vita i miei genitori si sono resi conto che qualcosa non andava, e la conferma c’è stata facendo degli accertamenti che hanno confermato la mia disabilità (dispregia spastica). È stato un percorso molto difficile da affrontare, non solo per me, ma soprattutto per i miei genitori. Mi hanno sempre aiutato, cercando di spronarmi, di rendermi il più possibile forte e indipendente.
L’avvicinamento al nuoto è stato praticamente immediato, perché la fisioterapista che mi seguiva quando ero bimbo me lo consigliava come supporto alle terapie. Mia madre praticamente mi ha letteralmente buttato in acqua e anche oggi scherza dicendomi che ho imparato prima a nuotare che a camminare.
Quasi per caso ho conosciuto all’età di sedici anni il movimento paralimpico. Nella mia regione c’erano stati i campionati italiani giovanili, io qualche gara già la facevo insieme ai normodotati e così mi sono detto “Perché non provare?”.
Le cose sono andate anche meglio di come pensassi e l’anno successivo sono stato convocato per gli Europei. In quell’occasione mi aspettavo di andare forte, di essere velocissimo, e di vincere. Invece sono riuscito a malapena a entrare in finale. Successivamente è andata ancora peggio: sono riuscito a essere convocato alle Paralimpiadi e non sono riuscito a entrare in finale nei 400 stile libero. Mi sono reso conto che bisognava faticare per avere dei risultati.
La mia prima medaglia l’ho conquistata nel 2015 a Glasgow e da lì non mi sono più fermato. Da quel momento in poi è stata una crescita continua.
Devo ringraziare la FINP perché supporta tutti noi atleti, ci segue e ci permette di esprimerci al meglio. All’interno della squadra sono quasi un vecchietto per cui mi rendo conto che non potrò andare avanti all’infinito, ma sono felice di vedere che ci sono moltissimi giovani che si avvicinano al nuoto e al movimento paralimpico in generale. Sono membro del CIP Liguria e ogni giorno cerco di promuovere lo sport perché è lo strumento con cui si abbattono le barriere. All’inizio di ogni anno io mi alleno con una squadra di normodotati e ogni anno li vedo crescere, cambiare, ed è bellissimo vedere come nel tempo siano stati imidi, quasi timorosi nei miei confronti, e ora si incavolano se vado più veloce di loro e scherziamo insieme. Questo da la misura di quanto lo sport abbatta le barriere. È una strada che va camminata quotidianamente, ma credo sia quella giusta.
La cosa bellissima del nuoto è che in acqua non ci si porta la carrozzina o altri ausili, in altri sport questo non è possibile. In acqua quindi ti puoi sentire libero.
Anno dopo anno il movimento sta crescendo, la sinergia tra la FINP e CIP Nazionale è stata fondamentale. E sopratutto la comunicazione: possiamo essere protagonisti delle più grandi imprese sportive, ma se nessuno lo viene a sapere è come aver fatto nulla. Sono felice che testate come nuoto.com parli di noi, perché questo è di aiuto al movimento. Ci siamo affacciati tardi a questa realtà, ma stiamo recuperando il gap in maniera incredibile".