PH Bizzi
intervista a cura di Silvia Scapol
Per la nostra rubrica "La settimana azzurra" incontriamo oggi Simone Barlaam.
" Sono entrato in FINP nel 2015, quindi possiamo dire ce ho cominciato a prendere seriamente il nuoto forse un pochino tardi. Ma in realtà ho sempre nuotato, fin da piccolo. Quando ero un bimbo la mia gamba era molto più fragile e quindi il nuoto diventava quasi terapeutico. Non potevo praticare altri sport dove c’erano contatti, perché il rischio infortunio era praticamente una certezza. In acqua l’ambiente era ideale.
L’evoluzione che c’è stata nella FINP è notevole, e credo che non sia ancora arrivata al suo apice. Abbiamo ancora margine. Grazie ai risultati che abbiamo ottenuto c’è molta più attenzione mediatica, quindi c’è anche molta più informazione. Fortunatamente si comincia a parlare della nostra Federazione sempre più spesso e sempre più atleti si avvicinano a questo ambiente, contribuendo a ingrandire il movimento. Tutto questo crea qualcosa di virtuoso: la possibilità di organizzare più collegiali, nuovi sponsor, partecipare a manifestazioni di rilievo, dare spazio a molti più atleti e quindi far crescere molti giovani.
Come atleta ho avuto il privilegio di essere parte di questo sviluppo avendolo vissuto da dentro. Il nostro è uno sport che permette di annullare ogni barriera, l’acqua azzera le diversità. La fortuna di avere una struttura come la Finp è grande, perché oggi dei ragazzini con disabilità possono praticare nuoto a livello agonistico, cosa che prima era possibile, ma con molte più complicazioni. È un’opportunità in più. Purtroppo a volte gli allenatori stessi non credono nelle possibilità e nelle potenzialità di un ragazzo disabile. A me è successo. La mia fortuna è stata la mia tenacia e aver incontrato nel mio percorso le persone giuste.
Anche questo credo sia un modo per educare le persone a vedere e interpretare le disabilità in maniera diversa. Il nuoto è una passione, sia per chi lo pratica che per chi lo segue. È il filo conduttore tra le persone, ed è quel filo che unisce e allo stesso tempo fa cadere le barriere.
La stagione che sta venendo avanti è sicuramente impegnativa: avremo i Mondiali di Manchester quest’estate, una tappa molto importante in vista di Parigi 2024. La mia preparazione sta procedendo bene, per il momento. Con Max, il mio allenatore, stiamo condividendo questo obiettivo: farsi trovare pronti a settembre 2023 per affrontare una preparazione adeguata a Parigi 2024. Tokyo è stata la mia prima Paralimpiade ed è una bellissima esperienza, nella quale non sono mancati degli errori. Ho fatto tesoro di quegli errori per migliorarmi in vista dei nuovi Giochi. Le gare su cui mi sto focalizzando sono fondamentalmente quelle di sempre: i 50 stile, 50 dorso e 50 delfino; forse i 400 stile e le staffette, ovviamente a discrezione anche delle decisioni del ct.
In vista di Parigi 2024 voglio lavorare per poter esprimere tutto quello che posso dare, cosa che forse a Tokyo non è successa: ho avuto la sensazione che potevo esprimermi in maniera migliore. Fisicamente stavo bene, ma mentalmente ero provato. La pandemia non mi ha aiutato, ci sono stati molti cambiamenti a livello personale e c’era la pressione per la Paralimpiade. Avevo trascurato il fatto che dovevo anche divertirmi nel fare quello che stavo facendo. L’ho capito ora: è importante concentrarsi sull’allenamento, sull’alimentazione, ma è fondamentale anche lasciare dei piccoli spazi personali, perché quelli contribuiscono a migliorare l’allenamento mentale".
"La Settimana Azzurra"
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