Intervista a cura di Silvia Scapol
Inauguriamo oggi “la settimana azzurra”, una rubrica nel corso della quale intervisteremo le protagoniste e i protagonisti del nuoto e della pallanuoto paralimpica. Ragazze e ragazzi che difendono i nostri colori nelle piscine di tutto il mondo. Iniziamo con capitan Efrem Morelli.
Efrem Morelli è il capitano della Nazionale di Nuoto Paralimpica.
Scherzosamente si definisce capitano e veterano, capitano con orgoglio e onore, veterano perché anagraficamente il più grande.
Ho iniziato la mia carriera nella Nazionale nel 2005, il primo Mondiale a cui ho partecipato è stato nel 2006. Ho partecipato a quattro Paralimpiadi, con un bronzo a Rio 2016. Ho vinto cinque Campionati del Mondo e quattro Campionati Europei. L’obiettivo ora sarebbe di riuscire ad arrivare alla Paralimpiade di Parigi 2024 nel migliore dei modi per poter ambire al podio.
Prima di Parigi però c’è Manchester 2023: si tratta di una tappa intermedia molto importante perché qualifica per la Paralimpiade, è possibile inoltre ottenere più posti nei Giochi di Parigi e quindi poterci presentare come Nazionale con più atleti. Sarà fondamentale fare bene.
Nella mia carriera sportiva ho visto tutta l’evoluzione di questo movimento. In Italia è stato un qualcosa di enorme. Nella mia prima Paralimpiade le gare non venivano neanche trasmesse; ora abbiamo ottenuto dei risultati importantissimi a livello mediatico e pubblico. Non solo le Paralimpiadi vengono trasmesse e possono quindi essere seguite, ma gli atleti paralimpici hanno ora la possibilità di partecipare ai concorsi per entrare a far parte di un gruppo sportivo militare. Questo credo sia il segno tangibile di quella che è stata l’evoluzione del nostro movimento in Italia.
Ovviamente non dobbiamo pensare che sia finita qui: non si finisce mai di migliorare e di evolvere. Dobbiamo continuare a lavorare su questa strada. In questo momento storico la visibilità che i social ci consentono è molto importante. Ci permettono di far conoscere al pubblico ciò che facciamo e quindi far parlare del movimento.
Uno dei punti chiave in cui la Federazione Italiana Nuoto Paralimpico ha investito maggiormente negli anni è stata la formazione dei tecnici. Ad oggi possiamo orgogliosamente dire che l’allenatore è un allenatore di nuoto paralimpico, con una preparazione specifica per il nostro settore. Questo permette a noi atleti di poterci esprime al meglio e di poter emergere, poiché siamo seguiti nel modo migliore. Nel mio caso, quando ho iniziato, la difficoltà più grande era trovare una squadra che potesse accogliermi e un allenatore che potesse allenarmi. Era una situazione quasi paradossale. Ora fortunatamente non è più così.
Siamo guidati da un grande Direttore Tecnico, Riccardo Vernole, con il quale si è creata una bellissima sinergia. È un DT da trincea, sta sempre in prima linea al nostro fianco. E questo fa bene al mondo FINP.
Ho visto questa bellissima squadra crescere: alla prima Paralimpiade eravamo otto atleti. A Tokyo eravamo circa trenta. Il salto è stato enorme e credo sia il risultato di una serie di eventi che si sono concatenati nella maniera giusta e ci hanno permesso di arrivare fino a qui. La Federazione ha fatto grandi investimenti per poter strutturare bene il movimento e questo ha consentito di raggiungere livelli forse inaspettati, ma sicuramente meritati. Vincere per due anni consecutivi il Campionato del Mondo, con una pandemia di mezzo, è un risultato che conferma la nostra crescita.
La cosa difficile forse sarà riuscire a mantenere questo livello. Purtroppo tutti si aspettano che vinta una medaglia automaticamente uno la deve vincere sempre. Non è così: lo sport è fatto di tante variabili e non è sempre facile come si può pensare. Sicuramente il mio impegno e quello dei miei compagni sarà massimo per garantire sempre questo standard. Il mondo paralimpico, ora più che mai, è in continua evoluzione professionale. La nostra Federazione ha fatto tantissimo, ma anche le altre nazioni non stanno a guardare.